Manovra non risolutiva su ricerca e sviluppo

«Gli investimenti in ricerca e sviluppo sono fondamentali per la competitività delle imprese. Occorrono misure strutturali che abbiano un orizzonte temporale a tre o cinque anni». Angelo Camilli, vice presidente di Confindustria per il Credito, la Finanza e il Fisco, guarda sia al medio periodo sia all’attualità della manovra che il Parlamento si appresta a varare. «Abbiamo analizzato la norma nella legge di bilancio che riconosce un contributo in conto capitale ai soggetti che abbiano aderito entro il 31 ottobre scorso alla procedura di riversamento spontaneo del credito di imposta R&S. Questo contributo non risolve il vero problema, cioè la perdurante assenza di un quadro certo per individuare le attività agevolabili. Inoltre, i termini per il riversamento, pur prorogati a più riprese, non sono risultati adeguati a dotare le imprese di una certificazione delle attività, aderendo ad una procedura resa operativa solo a luglio scorso», ha detto Camilli. La sua proposta è quella di «riaprire i termini per l’adesione alla procedura di riversamento almeno fino a giugno 2025».

L’occasione per approfondire l’argomento è stato il convegno che si è svolto ieri al ministero delle Imprese e del Made in Italy dedicato alla certificazione dei crediti di imposta ricerca e sviluppo nel primo anno di attuazione della riforma.

Il ministro Adolfo Urso ha presentato i passi avanti realizzati con la riforma: «le attività che abbiamo messo in campo con la riforma, realizzata per tamponare un lascito del passato, sta dando i frutti sperati. Dobbiamo continuare ad agire su questa strada implementando le misure già realizzate e avviando un rapporto collaborativo tra lo Stato le sue amministrazioni, i suoi strumenti e le imprese, vero motore della crescita economica», ha detto il ministro.

Dai dati sull’applicazione della riforma, introdotta dall’articolo 23 del Dl 73/2022, emerge un aumento delle richieste di certificazione attestanti la qualificazione delle attività di ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica e di design e ideazione estetica. Il numero dei progetti inseriti a sistema ha segnato un aumento rispetto all’anno precedente raggiungendo quota 6577. Di questi 2600 sono stati già certificati, corrispondenti al 40% del totale, con una media crescente di più di 500 richieste al mese e un picco negli ultimi 30 giorni di 1000 certificazioni inviate. A seguito della riforma, scrive una nota del Mimit, è aumentato anche il numero delle imprese con almeno un progetto inserito nel sistema, arrivato a 1817, e il numero dei certificatori, che è di 556. Per accelerare ancora, come ha detto Amedeo Teti, capo dipartimento per le politiche per le imprese del Mimit, si sta sperimentando l’uso dell’Intelligenza artificiale, anche sulle procedure di Transizione 5.0.

Per Camilli serve chiarezza e semplicità delle norme, occorre lavorare sul rapporto università e imprese, spingendo sul trasferimento tecnologico per dare la massima efficacia agli investimenti. Inoltre è importante un raccordo tra fondi nazionali e fondi territoriali, per evitare sovrapposizioni e spreco di risorse. La Ue, ha sottolineato il vice presidente di Confindustria, investe meno in ricerca e sviluppo rispetto a Usa, Giappone e Cina. «Il gap di competitività – ha aggiunto - può essere superato solo colmando questo divario e l’Italia è chiamata a fare la sua parte».

Fonte: Il Sole 24 Ore, Primo Piano del 20 dicembre 2024

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