Per il piano 5.0 in arrivo aliquote più alte e semplificazioni

Per mettere il piano Transizione 5.0 sui binari giusti il ministero delle Imprese e del made in Italy è pronto a rivedere aliquote, tetti e alcune regole di accesso. L’apertura si è concretizzata dopo i primi confronti con i tecnici della Commissione europea ed è stata preannunciata mercoledì dal ministro Adolfo Urso in un incontro al ministero con una delegazione di Confindustria guidata dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, insieme al vice presidente per la politica industriale e il made in Italy, Marco Nocivelli, e al direttore generale Maurizio Tarquini. Il ministero introdurrà alcune modifiche per migliorare l’accesso alla misura, dopo le difficoltà incontrate in questo primo mese e mezzo per il livello di complicazione molto alto delle procedure e delle certificazioni da presentare. La piattaforma del Gse per la prenotazione dei crediti d’imposta è operativa dal 12 settembre. Ma da allora i progetti in bozza risultano essere meno di 500, per un valore di circa 150 milioni; quelli completati meno di 200, per crediti d’imposta prenotati attorno ai 70 milioni di euro. Oltre a risultare complesso per il carico burocratico, il piano si sta rivelando anche meno attrattivo del previsto. Sotto quest’aspetto, il principale problema evidenziato dalle imprese è il divieto di cumulo con altri incentivi, sia nazionali che regionali, finanziati o anche solo cofinanziati con i fondi strutturali europei (Fesr, Fse eccetera) e con altre risorse Pnrr. Il paradosso è che, con queste regole, potrebbe essere più conveniente sfruttare i crediti di imposta di Transizione 4.0, sebbene più bassi, cumulandoli con tutta una serie di incentivi regionali coperti da risorse Ue. È ancora in corso il negoziato con la Commissione europea per abbattere questa barriera o quantomeno abbassarla, limitandola solo a situazioni di reale doppio finanziamento, cioè quando il medesimo costo di un intervento è rimborsato due volte a valere su fonti di finanziamento europee. Al momento però le aspettative di ottenere il via libera sono piuttosto basse. Di qui, per aumentare l’appeal del piano, l’intenzione del ministero di rivedere al rialzo tetti e aliquote. Un’ipotesi è innalzare da 2,5 a 5 milioni la prima soglia di investimenti, quella che dà diritto ai crediti d’imposta più alti. Contestualmente si lavora per aumentare anche l’intensità massima dei crediti d’imposta, portando dal 45% al 50% l’agevolazione di cui possono beneficiare le imprese che con gli investimenti in beni strumentali per la digitalizzazione riescono a ottenere il risparmio energetico più elevato, pari cioè almeno al 10% se riferito alla struttura produttiva e al 15% se relativo al processo produttivo interessato. La correzione potrebbe arrivare in tempi relativamente rapidi, attraverso un emendamento al decreto Ambiente che tra poco inizierà l’iter parlamentare a partire dal Senato. In alternativa potrebbe tornare utile il maxi-emendamento al disegno di legge di bilancio. L’altra parte delle modifiche, che riguarda le procedure da semplificare, sarà invece contenuta in una serie di chiarimenti (Faq) che saranno pubblicati probabilmente la prossima settimana. Su questo capitolo ci sono diverse opzioni in campo. Ad esempio, includere tra le spese ammissibili anche gli impianti di illuminotecnica e di refrigeramento/riscaldamento se asserviti al processo produttivo (si pensi agli alberghi); alleggerire il computo del conseguimento dei risparmi energetici nei processi complessi; includere le società Esco (Energy service company) direttamente tra i soggetti che possono conseguire il beneficio fiscale. Urso ne ha parlato ieri in occasione di un evento di Confesercenti a Roma: «Arriveranno chiarimenti e semplificazioni molto attesi che riguarderanno tutti gli operatori e in modo specifico anche il vostro settore, con la corretta applicazione del beneficio per investimenti nell’illuminotecnica e in impianti di condizionamento, che quindi saranno parte integrante del piano di incentivi 5.0». Al momento resta in sospeso l’altra questione evidenziata come molto critica dal mondo delle imprese, cioè l’esclusione dei settori energivori, interessati dal sistema Ets per le emissioni di CO2, salvo una serie di deroghe inserite nel decreto attuativo del piano. Deroghe che le associazioni industriali interessate ritengono insufficienti. Sul punto il ministero delle Imprese e del made in Italy sta continuando a dialogare con la Commissione europea per allargare le maglie.

Fonte: Il Sole 24 Ore, Primo Piano del 25 ottobre 2024

Settore
Area Espositiva


Mappa
Contatti
Allegati
News correlate
Bandi collegati

Risposta

Lascia un commento - Inizia una nuova discussione