Per dare una spinta all’occupazione viene prorogata, per i tre periodi d’imposta successivi a quello in corso al 31 dicembre 2024, per imprese e professionisti, la maggiorazione del 20% della deduzione relativa al costo del lavoro incrementale per le assunzioni di dipendenti a tempo indeterminato. Si sale di un ulteriore 10%, quindi si arriva al 130%, nel caso di assunzioni stabili di particolari categorie di soggetti considerati svantaggiati (disabili, giovani under 30 ammessi agli incentivi occupazione, mamme con almeno due figli, donne vittime di violenza, ex percettori del reddito di cittadinanza).
L’incentivo, spiega la relazione illustrativa alla legge di Bilancio giunta ieri in Parlamento, deve essere calcolato su base “mobile”, quindi deve esservi un incremento occupazionale in ciascuno dei periodi d’imposta agevolati rispetto al corrispondente periodo d’imposta precedente. La maggiorazione non si applica ai forfettari e alle società ed enti in liquidazione ordinaria, assoggettati a liquidazione giudiziale o altri istituti liquidatori relativi alla crisi d’impresa. Per finanziare l’intervento, è scritto nella relazione tecnica, sono stanziati poco più di 1,3 miliardi per ciascuno degli anni 2026, 2027 e 2028.
Sempre sul fronte lavoro, al netto dell’intervento su cuneo e aliquote Irpef (si veda altro servizio in pagina) la manovra conferma poi l’attenzione sulla contrattazione legata ai premi di produttività estendendo, per il triennio 2025, 2026 e 2027, il dimezzamento (dal 10% al 5%) dell’aliquota dell’imposta sostitutiva sulle somme erogate sotto forma di premi di risultato o di partecipazione agli utili d’impresa. La misura sta funzionando piuttosto bene, come dimostrano gli ultimi dati del ministero del Lavoro. Al 15 ottobre, infatti, sono quasi 18mila, 17.955 per la precisione, i contratti aziendali e territoriali che riconoscono premi di produttività, depositati e attivi presso il dicastero guidato da Marina Calderone. Si registra una crescita “a doppia cifra”, del 16,9% rispetto a quanto registrato nell’ottobre 2023, quando il contatore si fermava a quota 15.355. A beneficiarne sono circa cinque milioni di lavoratori (4.896.911), ai quali è corrisposto un importo annuo medio pari a 1.505,39 euro.
In manovra si sancisce poi lo stop alla decontribuzione Sud, come previsto dall’Ue. Questa misura cessa al 31 dicembre e vale per le assunzioni fatte entro il 30 giugno. Con una parte dei risparmi si incrementa la dote di tre incentivi previsti dal decreto coesione, vale a dire il bonus giovani (700mila euro per il 2024, 16,3 milioni per il 2025, 15,9 milioni per il 2026 e 5,6 milioni per il 2027), il bonus donne (400mila euro quest’anno, 14,4 milioni per il 2025, 17,5 milioni per il 2026 e 9,1 milioni per il 2027) e il bonus Zona economica speciale per il Mezzogiorno-Zes unica (2,1 milioni per il 2024, 68,9 milioni per il 2025, 73,5 milioni per il 2026 e 28,7 milioni per il 2027).
Confermate anche le agevolazioni su lavoro notturno e straordinari nei giorni festivi nel settore turistico ricettivo e termale. Per il periodo dal 1° gennaio 2025 al 30 settembre 2025, ai lavoratori degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, di cui all’articolo 5 della legge n. 287 del 1991 e ai lavoratori del comparto del turismo, inclusi gli stabilimenti termali, è riconosciuto un trattamento integrativo speciale, che non concorre alla formazione del reddito, pari al 15% delle retribuzioni lorde corrisposte per il lavoro notturno e le prestazioni di lavoro straordinario effettuate nei giorni festivi. La misura, che costa 152,1 milioni di euro, si applica ai lavoratori di questi settori con redditi non superiori a 40mila euro nel periodo d’imposta 2024.
Previsto anche un nutrito pacchetto di rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, dalla pesca ai call center, fino a Ilva. Una specifica norma riguarda le imprese di interesse strategico nazionale con un numero di lavoratori dipendenti non inferiore a mille, che hanno in corso piani di riorganizzazione aziendale non ancora completati per la complessità degli stessi. Per costoro si stabilisce la possibile fruizione di un ulteriore periodo di cassa integrazione salariale straordinaria fino al 31 dicembre 2025 al fine di salvaguardare il livello occupazionale e il patrimonio delle competenze dell’azienda medesima. Sul piatto vengono stanziati 63,3 milioni di euro.
Fonte: Il Sole 24 Ore, Primo Piano del 24 ottobre 2024