La deduzione del 120% per gli assunti a tempo indeterminato nel 2024 sta per trovare la regolamentazione.
La conferma arriva dal vice ministro all’Economia, Maurizio Leo, che si sbilancia: «Le regole potrebbero arrivare entro questa settimana. La disciplina, per cui si sono confrontati sia il dipartimento delle Politiche fiscali sia l’agenzia delle Entrate, è in fase di concerto con il ministero del Lavoro».
L’agevolazione è prevista dall’articolo 4 del Dlgs 216/2023, il decreto che ha inaugurato l’attuazione della riforma fiscale: accanto alla riformulazione delle aliquote Irpef e alla rideterminazione degli scaglioni per la tassazione delle persone fisiche, valide solo per il 2024, è stata introdotta una misura, anch’essa limitata a quest’anno, a favore delle imprese e, in generale, di tutti gli operatori economici che aumentano la base occupazionale.
La deduzione extra è quantificata - di norma - nel 20% rispetto al costo del lavoro per le assunzioni a tempo indeterminato che incrementano la base occupazionale. Per incentivare l’assunzione di persone fragili, riconosciute meritevoli di maggiore tutela, viene stabilito un aumento dello sconto fino al 10%, per una quota complessiva fino al 30 per cento.
Il decreto del ministero dell’Economia per guidare l’attuazione di questo bonus avrebbe dovuto essere emanato entro lo scorso gennaio, ma la disciplina, probabilmente, è stata frenata dallo sforzo per scrivere le altre parti della delega fiscale.
Dal vice ministro Leo arriva la precisazione che il Governo si orienta a sfruttare per interno l’agevolazione per le persone fragili, che dunque sarà del 30 per cento.
Coloro che, per cogliere la misura agevolativa per intero, hanno provveduto alle assunzioni dal 1° gennaio 2024 potranno calcolare l’incentivo a partire dalla data in cui si è verificato l’incremento di organico, non rilevando il momento in cui verrà ufficializzato il decreto attuativo.
Certo occorre aver rispettato i criteri messi nero su bianco dall’articolo 4 del Dlgs 216. Sono escluse dalla maxi deduzione le nuove imprese, cioè quelle che nell’anno di imposta in corso al 31 dicembre 2023 non hanno esercitato l’attività per «almeno 365 giorni». Veto anche per società ed enti sottoposti a liquidazione.
L’incremento occupazionale costituisce il presupposto: il numero dei dipendenti a tempo indeterminato a fine 2024 deve essere superiore al numero di lavoratori mediamente occupato a tempo indeterminato nel periodo precedente. Insomma, non valgono le trasformazioni dei contratti a tempo determinato e contano, invece, eventuali diminuzioni nelle società controllate o collegate.
L’aliquota del 20 o del 30% si applica al costo relativo all’incremento occupazionale, che è pari al «minor importo tra il costo effettivo relativo ai nuovi assunti e l’incremento complessivo del costo del personale risultante dal conto economico rispetto a quello dell’esercizio 2023». Si ricorda che per l’acconto delle imposte 2024 non si tiene conto dell’agevolazione.
Fonte: Il Sole 24 Ore, Norme e Tributi del 3 aprile 2024