È ormai questione di poco. La Commissione europea dovrebbe annunciare, possibilmente già oggi, un atteso aggiornamento delle regole straordinarie sugli aiuti di Stato legate alla guerra russa in Ucraina. Secondo le informazioni circolate ieri qui a Bruxelles, l’esecutivo comunitario ha deciso di prorogare l’impianto normativo fino al 30 giugno 2024, anziché al prossimo 31 marzo 2024, come invece proposto in precedenza dalla stessa istituzione europea.
Il quadro normativo (Temporary Crisis Framework) fu adottato nel marzo del 2022, sulla scia dello scoppio della guerra in Ucraina. Le nuove regole hanno consentito ai governi di aiutare le imprese colpite dall’incertezza economica. Nel marzo scorso la Commissione ha aggiunto un secondo pilastro, dedicato questa volta alle necessità della transizione ambientale e alla nascita di una industria dedicata alla lotta contro il cambiamento climatico.
Da quel momento, il quadro normativo è diventato il Temporary Crisis and Transition Framework, secondo l’espressione inglese. Da inizio novembre è sul tavolo una revisione del pilastro relativo alla sola guerra in Ucraina, che doveva scadere alla fine di quest’anno. In un primo momento, Bruxelles si era detta disposta a prolungare le regole straordinarie fino al 31 marzo. Su pressione dell’Italia, dell’Austria, della Slovenia, della Lettonia e della Romania il prolungamento dovrebbe essere invece fino al 30 giugno.
Le regole in discussione prevedono la possibilità per i paesi membri di distribuire aiuti di ammontare limitato così come aiuti per compensare l’elevato livello dei prezzi dell’energia, in modo da evitare sorprese o incertezze questo inverno. Le altre sezioni del pilastro relativo alla crisi in Ucraina (il sostegno alla liquidità e le misure volte a sostenere la riduzione della domanda di energia elettrica) non saranno prorogate oltre la scadenza del 31 dicembre di quest’anno.
Infine, per quanto riguarda il pilastro dedicato alla transizione ambientale, le regole straordinarie sugli aiuti di Stato rimarranno in vigore fino al 31 dicembre del 2025, così come deciso in precedenza. Su questo fronte, la Germania aveva dato battaglia per ottenere flessibilità per un tempo maggiore. In quella occasione, il dibattito aveva messo in luce un braccio di ferro tra i Ventisette. Molti paesi membri si erano detti preoccupati per il rischio di segmentazione del mercato unico.
Fonte: Il Sole 24 Ore, Politica del 17 novembre 2023