Flat Tax incrementale riservata ai redditi fino a 40mila euro

La bandiera fiscale della tassa piatta entra nella manovra esaminata ieri dal Consiglio dei ministri, anche se in dosi rese omeopatiche dai ristretti spazi di bilancio lasciati dall’emergenza energia. A sventolare nel testo finito sul tavolo della riunione serale di governo sono due Flat Tax: quella generale degli autonomi, che vede salire da 65mila a 85mila euro il limite di ricavi o compensi che apre le porte del forfait, e la tassa piatta incrementale cara a Fratelli d’Italia, che nella sua ultima versione chiederà il 15% alle variazioni di reddito significative (superiori al 5%) registrate dalle partite Iva fino a 40mila euro all’anno.

L’aumento della soglia di fatturato, ampiamente annunciato alla vigilia, è soggetto a un’autorizzazione comunitaria che il governo conta di definire in tempi brevi dopo aver avviato le pratiche nelle scorse settimane. Sempre per le regole comunitarie, oltre che per le esigenze di finanza pubblica, è invece rimandato l’appuntamento con il tetto a 100mila euro, che le norme Ue permettono salvo deroghe a partire dal 2025.

Nel nuovo insieme di regole destinate a entrare in vigore dal 1° gennaio prossimo, però, un riferimento ai 100mila euro c’è. E prevede, per chi supera quel limite, il ritorno immediato in corso d’anno al regime ordinario, sia in termini di aliquota (Irpef progressiva, addizionali, Irap e Iva) sia per quel che riguarda gli obblighi adempimentali, fatturazione in primis.

Il nuovo meccanismo nasce per superare una delle storture più evidenti nell’attuale Flat tax degli autonomi. Chi supera la soglia nel corso di un anno rientra nell’Irpef solo sui redditi dell’anno successivo: se il balzo di fatturato è importante, dunque, si finisce per applicare l’aliquota ultra-agevolata del 15% anche a redditi decisamente superiori a quelli per i quali era stata pensata. Il fenomeno, soprattutto nel caso dei professionisti ma più in generale nelle attività di lavoro autonomo che dipendono da singole commesse, non è marginale. E anche a prescindere dall’andamento del business finisce per incentivare una propensione alla dichiarazione altalenante in base alla convenienza fiscale. Ogni medaglia ha però un rovescio, e la nuova tagliola non sfugge a questa regola. Avendo un controllo in corso d’anno sull’andamento del proprio volume d’affari, il rischio di superare i 100mila euro nel corso dell’anno e ripiombare nel trattamento ordinario può suggerire una frenata nella fatturazione per tenere lontane tasse e adempimenti aggiuntivi.

Ma il governo, si diceva, guarda anche ai lavoratori autonomi che non aderiscono al forfait perché giudicano più conveniente il regime ordinario, per esempio per le deduzioni sui costi e le detrazioni che consente. A loro la legge di bilancio destina la Flat tax incrementale, che però sarà limitata ai redditi fino a 40mila euro all’anno che registrano un aumento superiore al 5 per cento. Questa franchigia serve a ridurre costi e platea, e ad evitare di moltiplicare calcoli complessi su oscillazioni ridotte. Lo sconto fiscale è di 20 punti rispetto all’aliquota marginale dell’Irpef che a questi livelli è del 35 per cento. Salvo ritocchi dell’ultima ora, il confronto andrà fatto fra il reddito 2022 e il maggiore dei tre anni precedenti.

Per i dipendenti arriva la nuova tassazione agevolata sui premi di produttività, che dovrebbe scendere al 5% per le somme fino a 3mila euro e accompagnato da una nuova aliquota al 20% per la fascia 3-5mila. Se l’impianto resisterà agli ultimi scossoni sulle coperture.

Fonte: Il Sole 24 Ore, Primo Piano del 22 novembre 2022

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