Il Piano Agrisolare deve superare il limite dell’autoconsumo

La lunga gestazione del decreto Mipaaf 25 marzo 2022 relativo agli interventi per la realizzazione di impianti fotovoltaici sulle strutture produttive agricole previsti dalla misura «Parco agrisolare» del Pnrr, pubblicato in Gazzetta il 28 giugno, integrato dal decreto di analoga fonte del 15 luglio, ha ispirato pensieri positivi sulla possibilità di una significativa revisione di alcuni dei punti cardine di questa misura, tra tutti il superamento del criterio dell’autoconsumo e l’intensità dell’aiuto di Stato.

Alla base di questo comune pensare che accumuna le imprese agricole italiane e gli operatori del settore vi è la ragion d’essere della stessa misura del Pnrr che nel tempo si è arricchita di convincenti argomentazioni, ossia la necessità prima di contrastare efficacemente (quindi rapidamente) i cambiamenti climatici in essere, l’urgenza di superare, anche qui rapidamente, la dipendenza da altri Paesi per l’approvvigionamento energetico, peraltro da fonti fossili, in ultimo, ma oggi al di sopra di tutto, l’emergenza di rispondere al grido d’allarme dei settori produttivi, in primis il settore agricolo, rispetto all’incremento esponenziale dei costi energetici e di quello di approvvigionamento dei beni di produzione e di consumo che mettono a forte rischio la sostenibilità delle imprese agricole.

Combinando queste condizioni e necessità, che guardano alla specificità dell’impresa ma proiettano la loro attenzione verso una dimensione collettiva, plurale, volta a soddisfare il bene comune attraverso la soluzione delle necessità individuali, limitare la destinazione delle risorse (pari a 1,2 miliardi di euro per le sole imprese agricole) ai soli impianti fotovoltaici corrispondenti ai consumi di energia elettrica e termica realizzati dall’impresa agricola negli anni precedenti (con possibilità di scegliere l’anno con maggiori consumi degli ultimi cinque) si palesa non coerente con gli obiettivi ragionevoli indicati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Più consono sarebbe stato consentire la realizzazione di impianti fotovoltaici di dimensioni maggiori a quelli fissati dall’autoconsumo, casomai prevedendo una soglia dimensionale di sbarramento, e in ogni caso sarebbe stato opportuno e strategico permettere alle imprese agricole di poter dimensionare l’impianto almeno sulla base dei consumi attesi, legati a nuove progettualità, in modo da assicurare particolare attenzione alle imprese gestite da giovani, portati per definizione a sperimentare ed innovare.

Altro aspetto dirimente riguarda l’intensità degli aiuti, modulata su parametri soggettivi, ambientali e produttivi, in ogni caso collocati nell’alveo agricolo nel rispetto degli specifici regolamenti comunitari; una collocazione di questa misura nell’ambito del settore energetico avrebbe consentito alle imprese agricole di poter ricevere un contributo maggiore. Rispetto ad esempio alla percentuale base del contributo, pari al 40% dell’investimento relativo agli impianti fotovoltaici e agli eventuali altri interventi accessori, quali, fra tutti, lo smaltimento di eternit e amianto, con un tetto di spesa massimo per ogni singolo intervento, la possibilità di poter collocare questa misura nell’ambito degli aiuti di Stato previsti per il settore energetico avrebbe consentito di poter ottenere un’intensità di contributo base del 65%.

Un aspetto che esula del contenuto del decreto, tuttavia dirimente per molte imprese agricole, riguarda l’aspetto finanziario, ossia la possibilità di finanziare la parte di investimento non coperto dal contributo a fondo perduto con finanziamento bancario; in questa prospettiva un intervento a garanzia da parte di Ismea potrebbe sostenere quelle imprese agricole, probabilmente con maggiori esigenze energetiche, la cui valutazione del merito creditizio non è ritenuta adeguata dal sistema bancario.

Il bando Mipaaf che avvia la fase attuativa della misura «Parco agrisolare» conferma le condizioni ed i limiti previsti dal Dm, propone alcuni utili chiarimenti di natura procedurale, tuttavia lascia irrisolti una serie di dubbi di carattere sostanziale e operativo su cui sia il ministero che il Gse auspicabilmente in tempi ragionevolmente brevi sono chiamati a fornire i necessari chiarimenti.

L’apertura del portale Gse per l’invio delle domande di acce; tuttavia l’esigenza di assicurare alle imprese e ai professionisti la possibilità di prendere visione del portale con anticipo non è al momento riscontrabile anche per le vicissitudini informatiche che stanno interessando il Gse.

Fonte: Il Sole 24 Ore - Norme e Tributi del 16 settembre 2022

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