Tecnicamente, Algebris Tricolore Pmi è un fondo di investimento alternativo (Fia) chiuso e riservato di diritto italiano. Il fondo rimarrà attivo sino al 2032 e ha un obiettivo minimo di raccolta di 70 milioni di euro, che saranno investiti almeno per il 70% in micro, small e mid cap italiane (extra Ftse Mib e non finanziarie).
«Noi di Algebris investiremo direttamente 5 milioni di euro e stiamo già riscontrando l’interesse di investitori istituzionali, in particolare fondi pensione, casse previdenziali e compagnie assicurative, che sono a volte sottopesate in questo settore. I vantaggi fiscali a loro concessi da questa iniziativa servono a stimolare questa tipologia di investitori che in passato ha investito di più in altre asset class guardando meno alle Pmi italiane – commenta Serra – rinunciando peraltro a ottimi rendimenti: il ritorno a 25 anni dell’indice Star di Milano è stato pari, ad esempio, a quello del Nasdaq».
L’obiettivo dell’iniziativa è quello di favorire l’afflusso di capitali verso le Pmi, vere eccellenze del sistema Paese. Ma investire ora in azioni con le Borse ai massimi non è un rischio? «In questa fase sui mercati molti asset sono prezzati verso i massimi. Ma nel caso delle Pmi italiane le valutazioni sono ancora a sconto del 15-20% rispetto alla media degli ultimi 20 anni – spiega il ceo di Algebris – a causa delle difficoltà incontrate nel periodo post pandemia. Difficoltà che ora sono superate o alleviate. Penso all’impatto che ha avuto sul debito l’impennata dei tassi di interesse, ormai tornati su livelli più gestibili. Ma anche all’inflazione e all’impatto sui costi delle materie prime che tanto hanno pesato su un’industria che in prevalenza è di trasformazione di beni. Da ultimo, il caso dei dazi Usa: l’incertezza durata alcuni mesi è finita e le aziende si stanno adattando al nuovo contesto, operando con distributori locali e anche diversificando i mercati di sbocco».
Dagli Usa si sta diffondendo anche in Europa il private debt per finanziare le imprese. Che ne pensa, può essere adatto anche alle Pmi? «In generale, credo che per le Pmi sia sempre meglio non indebitarsi troppo. Se servono capitali per crescere, è meglio puntare su una solida base di equity. E la nostra iniziativa di Algebris Tricolore Pmi va proprio in questa direzione. Quanto al private debt non ho posizioni preconcette. Osservo solo che negli Usa il 70% dei finanziamenti alle imprese arriva dal mercato e il 30% dalle banche. In Europa è il contrario. Se le banche fanno bene il loro lavoro, qui gli spazi per il private debt sono più ridotti. E non è detto che sia un male per le imprese».
A proposito di banche, voi di Algebris siete noti per gli investimenti in azioni e soprattutto in debito bancario. Crede che in Borsa il settore abbia ancora spazio per crescere? «Negli ultimi anni abbiamo visto rialzi record, in alcuni casi anche del 400-500%, che sono irripetibili – spiega Serra – ma le migliori banche continuano tuttora a garantire, tra dividendi e buy back, rendimenti annui dell’8-9% che sono di grande interesse per gli investitori. Finché la redditività rimarrà a questi livelli, le valutazioni delle banche sono destinate a rimanere in alta quota».
Fonte: Il Sole 24 Ore, Finanza e mercati del 5 novembre 2025.