Il disegno di legge di bilancio alla prova del Parlamento, la contesa tra blocchi contrapposti in Europa sul futuro dell’automotive e il difficile salvataggio dell’ex Ilva. Il ministro per le Imprese e il made in Italy Adolfo Urso, intervistato nel corso del Made in Italy summit, deve districarsi tra dossier molto diversi ma tutti ad alto rischio.
La manovra approvata dal consiglio dei ministri è ben al di sotto delle aspettative delle imprese, che puntavano a 8 miliardi l’anno per tre anni. Solo per gli incentivi 4.0 e 5.0 si scende da circa 5,3 miliardi disponibili nel 2025 a 4 miliardi per il 2026. Urso tiene a ricordare «la pesante eredità del superbonus che condiziona molto i margini del nostro bilancio», poi mette in fila alcune cifre. «Oltre ai quattro miliardi per la nuova Transizione 5.0 utilizzabili già nel 2026, possiamo sicuramente aggiungere quattro miliardi di euro per la Zona economica speciale di cui 2,3 miliardi di euro nel 2026 e un miliardo 750 milioni nei due anni successivi. Ci sono poi 650 milioni per la Nuova Sabatini, uno strumento molto apprezzato dalle imprese, soprattutto dalle piccole e medie imprese, 550 milioni per i contratti di sviluppo che renderemo più semplici con un nuovo indirizzo a Invitalia affinché siano utilizzati al meglio e nei tempi congrui per gli investimenti industriali, e 150 milioni di euro per le imprese turistiche alberghiere, che sono quelle che in questo momento possono sviluppare meglio alcuni investimenti nel territorio. Nel complesso la cifra è di oltre 9 miliardi di euro». Il ministro apre sul possibile rinnovo nel 2026 delle attuali coperture del Fondo di garanzia Pmi, che non comporterebbe nuove coperture ma che al momento non è entrato nel Ddl. «Abbiamo sufficienti risorse, anche perché è un fondo rotativo e stanno per tornare indietro i fondi particolarmente significativi stanziati durante l’era Covid».
Il passaggio parlamentare sarà il vero test per capire i margini di miglioramento delle misure di politica industriale. Nel frattempo il governo deve affrontare uno scenario che per l’ex Ilva configura piani con alcune migliaia di esuberi da parte dei candidati all’acquisizione. «Su questo mi auguro che ci sia il concorso di tutti: faccio un appello alla responsabilità, coniugare lavoro e salute, impresa e ambiente, laddove la frattura è stata più eclatante. L’auspicio è che tutti siano consapevoli di quali siano la sfida e le difficoltà».
Sul piano europeo, invece, l’attesa è per le decisioni della Commissione Ue sul futuro dei motori a scoppio dopo il 2035. Italia e Germania hanno condiviso un documento che chiede più flessibilità, salvaguardando i modelli alimentati con gli e-fuels e i biocarburanti. Le posizioni tra i grandi Stati però restano distanti. «Siamo sulla strada giusta e dobbiamo percorrerla in fretta – commenta Urso –. Io mi auguro che anche la Francia, che anche la Spagna, passino sul fronte delle riforme».
Fonte: Il Sole 24 Ore, Imprese e Territori del 29 ottobre 2025.