Il disegno di legge di bilancio lascia ancora in bilico alcune misure di politica industriale che potrebbero chiudersi, almeno nella loro firma attuale, a fine anno. Nelle bozze fin qui circolate non c’è traccia del rinnovo dei crediti di imposta per gli investimenti in innovazione né della proroga delle attuali coperture del Fondo di garanzia per le Pmi.
Un intervento in extremis in teoria è ancora possibile, ma è inevitabilmente rinviato all’esame in Parlamento.
Garanzie
Il dossier più complicato riguarda il Fondo di garanzia, sospeso tra il rinnovo e un riassetto che, come vorrebbe il ministero dell’Economia, potrebbe significativamente ridurne la portata. È una partita legata a filo doppio al confronto ancora in atto tra il governo e le banche sul contributo che quest’ultime dovranno garantire alle entrate della manovra.
Una base chiara per esaminare la questione arriva comunque dal Piano annuale delle attività e del sistema dei limiti di rischio del Fondo per l’anno 2026, approvato dal Cipess la settimana scorsa. Il documento confronta due possibili scenari. Il primo contempla la conferma dell’attuale assetto del Fondo, che è stato avviato in via provvisoria a partire dal 2024 e prevede garanzie al 50% per operazioni di liquidità e all’80% per investimenti, start-up e operazioni di importo ridotto. Il secondo scenario è il ritorno alle garanzie che erano in vigore fino al 2019, cioè prima che scattassero coperture straordinarie e più alte adottate durante la crisi economica legata alla pandemia.
In entrambi i casi, comunque, secondo le valutazioni del ministero delle Imprese e del made in Italy, l’impegno per il 2026 è quantificabile in circa 2,9 miliardi di euro. Un impegno che sarebbe già coperto dalle disponibilità residue, pari a appunto a 2,9 miliardi, «pertanto – si legge nel documento – non si evidenzia alcun fabbisogno».
Anche l’andamento delle garanzie, nelle stime ministeriali, risulta praticamente allineato in entrambi gli scenari. Sulla base dell’operatività registrata nel primo semestre del 2025, il prossimo anno le operazioni garantite sarebbero circa 250mila, con un importo finanziato medio pari a 182mila euro, in linea con la crescita del 3% riscontrata tra il 2024 e il primo semestre 2025, e un livello medio di copertura del 63 per cento. In termini di aliquota di accantonamento a titolo di coefficiente di rischio, si stima un tasso medio in linea con l’operatività dell’ultimo anno (8,4%).
Incentivi all’innovazione
Il pacchetto per l’industria preparato dal ministero delle Imprese e del made in Italy si basa sul ritorno dei maxi-ammortamenti per investimenti in beni strumentali (il nuovo piano Transizione 5.0), ma non è previsto il rinnovo dei crediti d’imposta per l’attività di innovazione tecnologica – sia nella versione di base sia in quella maggiorata per tecnologie digitali e per la transizione energetica – e per le attività di design e ideazione estetica.
L’assorbimento di questa tipologia di incentivi, secondo le valutazioni ministeriali, sarebbe stato fin qui limitato in poche centinaia di milioni. Tuttavia qualche margine di apertura potrebbe esserci in sede parlamentare per il credito d’imposta per il design e per l’ideazione estetica, una misura che è stata utilizzata dalle imprese della moda per sostenere le spese relativi ai campionari.
Fonte: Il Sole 24 Ore, Primo Piano del 22 ottobre 2025.