Accelera la macchina dei crediti d’imposta per gli investimenti delle imprese nella Zes unica del Mezzogiorno, e fa crescere il volume degli sconti fiscali riconosciuti per nuovi stabilimenti, ampliamento di quelli esistenti e innovazioni di prodotto e processi produttivi mentre taglia i tempi di esame delle domande.
Lo certifica la Corte dei conti, nel nuovo esame appena concluso dal collegio del «controllo concomitante», quello che esamina le politiche pubbliche in corso d’opera per non attendere l’emergere postumo dei problemi, e riassunto nella delibera 23/2025 diffusa ieri.
Fra il 1° marzo 2024 e il 9 aprile di quest’anno, riassumono i magistrati contabili, la Struttura di missione coordinata da Giuseppe Romano ha messo il timbro dell’approvazione su 499 istanze, il 50,8% di quelle presentate. Altre 221, il 22,5%, sono state annullate o respinte, mentre a quella data erano ancora sotto esame 263 pratiche (il 26,8% di quelle depositate nell’arco temporale considerato dai magistrati). Per chi è ancora in lista d’attesa, però, i tempi medi si accorciano, e il dettaglio non è marginale quando si parla di programmi di investimento delle imprese. A partire dal 1° marzo dello scorso anno, grazie anche allo smaltimento dell’eredità lasciata dal 2022-23, la risposta della Struttura di missione è arrivata in media 53,7 giorni dopo il deposito della domanda da parte dell’impresa: un calendario stretto, e tagliato dall’alto tasso di esiti che hanno visto la luce nei primi 30 giorni. Un ultimo dato procedurale contribuisce a illuminare il quadro: i «non possumus» pronunciati quando il progetto non sembra rispettare i requisiti per il credito d’imposta sembrano poggiare su motivazioni solide, dal momento che fin qui tutti i ricorsi arrivati a sentenza hanno riconosciuto le ragioni dell’amministrazione. Restano pendenti al momento quattro giudizi che coinvolgono la struttura di missione, mentre altri cinque si riferiscono al vecchio quadro articolato nelle otto Zone economiche speciali.
Su queste basi amministrative poggia la sostanza economica della Zes unica, che rappresenta ovviamente l’aspetto cruciale dell’intero quadro. In base al monitoraggio condiviso con l’agenzia delle Entrate, 6.885 imprese hanno chiesto crediti d’imposta per 2,55 miliardi, con una media quindi che si attesta sopra i 370mila euro di sconto fiscale per ogni investimento, e se ne sono visti rendere disponibili 2 miliardi tondi, il 78,5%. Nel loro complesso, i piani sottoposti dalle imprese all’esame della Struttura di missione contemplano una ricaduta occupazionale da 9.816 unità.
L’insieme di questi aiuti contribuisce a spingere investimenti totali per 3,93 miliardi di euro. Sul piano numerico la quota maggioritaria è inevitabilmente coperta dai piani di valore unitario sotto i 300mila euro (sono il 68,1%); ma la benzina finanziaria si concentra sulla taglia medio-grande, compresa fra 500mila euro e un milione, che concentra il 60,7% della spesa nel 20,7% delle iniziative avviate con il sistema della Zes. Le 13 iniziative che superano il milione di euro (0,1% del totale) assorbono il 4,8% delle risorse.
La geografia degli investimenti rapportata alla demografia delle singole regioni può suggerire il tasso di dinamismo registrato nei diversi territori.
Questo “indicatore” premia in particolare la Campania, che con il 28,3% della popolazione dell’area raggruppa il 35,7% degli investimenti, mentre le performance meno brillanti si incontrano in Sicilia (21,4% di investimenti a fronte del 24,2% della popolazione) e in Puglia (18,1% di investimenti e 19,7% di popolazione), in un’oscillazione figlia delle differenze nelle articolazioni produttive in ogni area.
Fonte: Il Sole 24 Ore, Politica economica del 18 giugno 2025