Transizione 4.0, rebus sulla comunicazione dei crediti

Ultimissimi mesi per sfruttare la spinta agli investimenti dei piani Transizione 4.0 e 5.0. Tra ostacoli di natura varia, i due programmi che da qualche anno costituiscono un punto centrale della politica industriale vanno verso la naturale scadenza: il 31 dicembre si chiude, a meno di proroghe nella prossima legge di bilancio, l’operatività dei crediti di imposta 4.0 mirati alla digitalizzazione mentre la revisione del Pnrr in arrivo potrebbe archiviare già tra fine maggio e giugno l’era degli incentivi 5.0 che associano anche obiettivi di efficienza energetica.

Le comunicazioni sul 4.0

Nel caso di Transizione 4.0, il paradosso è che le imprese attendono ancora un decreto direttoriale che dovrebbe aggiornare le procedure di comunicazione dei crediti d’imposta. Il ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit), da quanto ricostruito, è ancora al lavoro e potrebbe raccordarsi a breve con l’agenzia delle Entrate per sbloccare il provvedimento. Ricapitolando, tutto deriva dall’ultima legge di bilancio che ha fissato un tetto massimo di 2,2 miliardi di euro per concedere l’agevolazione su investimenti effettuati nel corso del 2025 oppure entro il 30 giugno 2026 a condizione che entro il 2025 sia versato un acconto pari ad almeno il 20 per cento. Per consentire il rispetto del limite di spesa, ogni impresa beneficiaria è tenuta a trasmettere telematicamente al Mimit una comunicazione con l’ammontare delle spese sostenute e il relativo credito d’imposta maturato.

Il problema è che il decreto direttoriale che deve specificare contenuto, modalità e termini di invio delle comunicazioni, come detto, non è ancora pronto e sono diverse le imprese che segnalano una situazione di evidente incertezza su come procedere. Un vuoto regolamentare che tuttavia secondo il ministero sarà colmato a breve perché la definizione sarebbe ormai imminente o quasi.

Il basso assorbimento del 5.0

Un discorso ben diverso va fatto per Transizione 5.0. Qui il problema come noto è differente: la misura - per ritardi attuativi, complicazioni procedurali e vincoli tecnici imposti dalla Commissione europea - non ha funzionato e l’assorbimento complessivo è fermo al 12,5% dei 6,23 miliardi stanziati a valere sul Pnrr. Gli ultimi dati pubblicati sul portale del Gestore dei servizi energetici segnalano crediti d’imposta per poco meno di 780 milioni di euro, di cui oltre 752 prenotati per progetti non ancora completati e solo 26 milioni utilizzati per progetti completati. Il cambio di passo, dopo una serie di semplificazioni e il potenziamento del beneficio introdotto con l’ultima legge di bilancio, c’è stato e da febbraio si è viaggiato a un ritmo di quasi 170 milioni al mese mentre nella prima fase del provvedimento le risorse prenotate o utilizzate superavano a fatica i 70 milioni mensili.

Verso la riprogrammazione

Eppure quest’accelerazione non sarà sufficiente a evitare la riprogrammazione di buona parte delle risorse nell’ambito della revisione complessiva del Pnrr che il governo sta discutendo con la Commissione europea. Va considerato infatti che Transizione 5.0 finanzia investimenti da completare entro il 31 dicembre 2025 e con l’attuale trend a fine piano avanzerebbero tra 3,5 e 4 miliardi di euro. I contratti di sviluppo finalizzati a progetti per la doppia transizione digitale ed energetica restano la principale opzione di politica industriale verso la quale convogliare le risorse che risulteranno inutilizzate.

Fonte: Il Sole 24 Ore, Politica Economica del 29 aprile 2025

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