“Le modalità di presentazione delle domande per contributi e finanziamenti pubblici non sono questioni formali ma rappresentano temi sostanziali con riguardo a equità e merito”.
Queste le parole di Maria Ida Nasuti, coordinatrice delle attività di marketing di Telematica Italia sul sistema di gestione dei finanziamenti alle imprese da parte degli enti pubblici.
“Molti bandi – continua Nasuti – prevedono procedure denominate a sportello che regolano sia la fase di presentazione che quella di valutazione delle domande di agevolazione. In pratica, viene definita una finestra temporale durante la quale le imprese interessate (e che posseggono i requisiti richiesti) devono presentare le domande per l’ammissione al bando. Caratteristica rovinosa di questa procedura è che le istanze pervenute vengono valutate soltanto in base all’ordine cronologico di arrivo delle stesse.
Di fatto, dunque, la modalità di presentazione della domanda diventa essa stessa un criterio di valutazione per l’immissione in graduatoria del progetto dell’impresa: se non sono veloce a presentare la mia domanda, essa, per quanto contenga un progetto valido e sostenibile, non verrà nemmeno valutata!
Poiché le risorse stanziate dagli enti - afferma ancora Nasuti - non sono quasi mai sufficienti a soddisfare tutte le domande di partecipazione, si verifica la circostanza intollerabile per la quale le chance di accesso delle imprese alla fase di merito, definita dal bando, sono correlate alla mera velocità di esecuzione della fase di presentazione della domanda.
La prima conseguenza tecnica di questo meccanismo è la congestione delle piattaforme web di cui l’ente si dota e all’interno delle quali si deve operare per presentare le domande: come succede frequentemente, esse vanno in crash perché non riescono a gestire il grande numero di accessi simultanei degli utenti, che si verifica in conseguenza proprio dell’esigenza di ‘applicare’ il prima possibile. In molti casi, i siti web subiscono rallentamenti tali da impedire addirittura a una parte degli aspiranti beneficiari di caricare la loro domanda: poiché la rete è sovraccarica, si è costretti ad aspettare e a mettersi in coda, perdendo così tempo prezioso. Anche un imprenditore reattivo e veloce, ma non fortunato, in tanti casi non riuscirà a presentare la domanda: il sistema dichiarerà chiusa la procedura per esaurimento delle risorse e lo farà proprio mentre era in coda come tutti gli altri. Diversamente dai pochi che ce l’hanno fatta, però, non per sua colpa o negligenza, egli non avrà presentato la sua pratica!
Non c’è nemmeno bisogno di stilare una classifica in ordine cronologico. La selezione avviene prima, a livello di accesso alla piattaforma. Chi è dentro è dentro, chi è fuori, rimane fuori.
Oltre a ciò, tralasciando per un attimo l’ingiustizia che questo meccanismo porta con sé (qualunque procedura imperniata sul solo criterio temporale di selezione a prescindere non è in grado di garantire meritocrazia), ma considerando soltanto il fatto che la procedura ‘a sportello’ è sempre più spesso il criterio di valutazione scelto dagli enti, viene comunque spontaneo chiedersi come mai essi non decidano almeno di avvalersi di gestori di piattaforme web che siano in grado di assicurare un servizio impeccabile, tale da garantire pari diritti di partecipazione a tutti e rendere l’esito di questa lotteria del tempo quantomeno non casuale e arbitrario.
Insomma, questo è un punto fondamentale: imprese con investimenti qualificati e innovativi, con progetti articolati e validi, corrono elevati rischi di non poter nemmeno presentare la propria istanza.
Questo dovrebbe essere visto – spiega Nasuti - come un rischio anche per l’ente pubblico: per non essere in grado di organizzare meglio la procedura di selezione della misura emanata, si tollera la circostanza che le risorse non siano destinate alle migliori proposte d'investimento.
Esiste, però, una modalità che regola la procedura di valutazione delle partecipazioni ai bandi di finanziamento pubblico – afferma ancora Nasuti – che è equa e che appare più appropriata per perseguire gli scopi degli aiuti di Stato. Si tratta della modalità cosiddetta ‘a graduatoria’ che prevede la possibilità di presentare domanda in una finestra temporale definita, al termine della quale una commissione valuta tutte le domande presentate; si assegna poi un punteggio sulla base di criteri determinati nel bando stesso e solo sulla base di questo punteggio è stilata una graduatoria finale che decreta le imprese ammesse a contributo.
È di certo una procedura più onerosa per l’ente, che deve in questo modo impiegare maggiori risorse e professionalità tecniche per espletare le attività di valutazione ma ricordiamo che anche la posta in gioco è molto alta. Le ambiziose finalità degli aiuti di Stato e le elevate caratteristiche tecniche e d'innovazione richieste ai progetti delle imprese perché possano accedere a contributi, impongono un’altrettanta rigorosa serietà e professionalità da parte degli enti nella valutazione delle proposte.
Per limitare la portata di questo impegno, gli enti potrebbero anche ricorrere a un meccanismo misto di criteri temporali-meritocratici, limitando ad esempio l’istruttoria di valutazione alle sole domande pervenute il primo giorno di apertura del bando. Se le risorse sono esaurite dalle domande del primo giorno, lo sportello si chiude già il primo giorno, ma solo a fine giornata. Se rimangono risorse disponibili si apre lo sportello anche il secondo giorno e così via, fino a esaurimento. In questo caso si fissa comunque una condizione temporale stringente ma più equa in quanto facile da rispettare per tutti coloro che abbiano un minimo di zelo.
Si riesce così a limitare il numero di domande e premiare comunque chi si fa trovare pronto entro un certo termine ma si evita di costringere imprenditori, consulenti e progettisti a cimentarsi nella avvilente corsa al numeretto, con relativa conta del millesimo di secondo.
Le domande pervenute il primo giorno, infatti, sono tutte ammesse alla fase istruttoria e considerate alla pari e sarà la sola valutazione tecnica successiva a determinare la graduatoria finale. Se sono ancora disponibili risorse si passa a valutare le pratiche presentate il secondo giorno e così via, fino a che tutte le risorse stanziate sono assegnate.
Questi temi sono stati affrontati anche dalla stampa nazionale a seguito dei malumori crescenti e sempre più diffusi degli imprenditori e delle associazioni di categoria. Il Corriere della Sera, tempo fa, ha affrontato la tematica dell’ingiusta prevalenza della fortuna sul merito. Sono gli stessi dirigenti e amministratori di Regioni e società partecipate che criticano nell’articolo la modalità di accesso ai bandi. Anche Telematica Italia, nel mese di febbraio 2023, aveva sollevato il caso del bando Ricerca & Innova della Regione Lombardia.
Noi consulenti specialisti di finanza agevolata siamo pienamente solidali con le imprese che subiscono questi torti. Tutti i giorni dobbiamo cimentarci con piattaforme malfunzionanti e tentare di superare le problematiche legate agli inevitabili click day delle procedure a sportello. Comprendiamo e condividiamo la delusione delle aziende quando i loro progetti, che abbiamo contribuito a scrivere e/o ad adattare, non possono realizzarsi, in tutto o in parte, per un contributo pubblico che non è arrivato e non per demerito rispetto agli altri pretendenti ma solo a causa dell’arbitrarietà del criterio di selezione e valutazione delle domande.
È arrivato il momento - conclude Nasuti – in cui tutti gli addetti ai lavori, ovvero gli imprenditori, i funzionari degli enti pubblici, i consulenti e la stampa specializzata, dovrebbero impegnarsi maggiormente per far sì che diventino sostenibili e irrinunciabili per il sistema le procedure di valutazione e aggiudicazione principalmente basate sul merito.
Il primo impegno dovrà essere continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica e i mass media perché sia chiaro a tutti con quale livello di ingiustizia vengono gestiti miliardi di euro ogni anno: questo problema non deve rimanere taciuto o in secondo piano dietro ai proclami degli enti che comunicano su siti e social il successo di una misura grazie alla quale hanno distribuito risorse a centinaia o a migliaia di imprenditori. Qui non si parla di ristori (che è giusto che spettino a tutti in proporzione ai danni o alle perdite) ma di aiuti per investimenti strategici per il Paese e per l’Europa: non possiamo, dunque, limitarci a contare quanti soldi sono distribuiti ma dobbiamo necessariamente chiederci in che modo e a chi”.