È una storia lontana che rimanda all’epoca romana: la Fornace De Martino a Rufoli di Ogliara, frazione collinare in provincia di Salerno, affonda le radici nelle cave di argilla presenti in quel luogo da millenni e che ancora oggi continuano a offrire la materia prima per la produzione di manufatti in terracotta, maioliche e cotti. Le maestose fornaci che cuociono l’argilla dai tempi dei Romani sono un’affascinante testimonianza di come il tempo che scorre solca i percorsi ma non cambia le direzioni. Rufoli, dove sorge la Fornace De Martino, è un’antica località dove vengono lavorati da sempre i laterizi e da un atto notarile conservato nella Badia Benedettina di Cava dè Tirreni si evince che proprio la famiglia De Martino dal 1479 si dedica alla produzione del cotto. Da più di cinquecento anni all’interno della Fornace De Martino si lavorano le stesse argille con le tecniche di una volta. Oggi, a capo della sesta generazione c’è il general manager Daniele De Martino, classe 1980, che continua a lavorare l'argilla del passato, con le stesse tecniche e nelle stesse fornaci. Daniele oggi ha un sogno, rendere Rufoli e la Fornace De Martino un posto di ispirazione per tutti e portare le persone alla radice intima della bellezza attraverso la semplicità estrema di una natura fatta di terra, acqua, fuoco e vento che la passione dell’uomo trasforma in magia.
Daniele De Martino, in cosa consiste il vostro lavoro, come è cambiato nel tempo e come è l’approccio tra il vecchio e il nuovo?
“Il lavoro portato avanti quotidianamente dalla nostra azienda proviene da un’esperienza antica tramandata da generazioni dai maestri del cotto (Mastri de’ cotto): formatura, essiccamento, cottura e riquadratura sono eseguiti sempre con gli stessi passaggi, con le stesse tecniche e gli stessi gesti artigianali. Ovviamente ci siamo adeguati alle norme di riferimento sulla sicurezza e sulla libera uscita dei fumi ma i procedimenti non sono mai cambiati. Ventidue mastri fornaciai permettono la produzione di cotti unici per pavimenti e rivestimenti, maioliche decorate e dipinte a mano della tradizione classica partenopea, mattonelle in terracotta tipica di Rufoli e piccole forniture di oggetti. Accanto a questa produzione storica abbiamo deciso di ampliare il nostro ventaglio di offerte. Infatti, grazie a un nuovo macchinario acquistato recentemente possiamo effettuare infiniti riquadramenti della piastra e creare nuove forme, secondo le esigenze della committenza”.
Chi è il vostro committente?
“Abbiamo richieste da tutto il mondo e soprattutto tutte diverse le une dalle altre. Lavoriamo per i singoli privati che debbono rivestire le proprie abitazioni, ristrutturare e ridare vita a vecchie maioliche e mattonelle di prestigio. La nostra è una clientela varia ed esigente: hotel, ristoranti, musei, case di alta moda. Abbiamo lavorato per i palazzi antichi di Roma come Galleria Doria Pamphilj e in ambiti moderni come il lussuoso boutique hotel Bryant Park Hotel di New York. Tra noi e i committenti abbiamo dei validissimi professionisti che ci fanno da intermediari. Architetti, paesaggisti, designer, pittori, scultori, professori, cultori della bellezza: David Chipperfield, Peter Wirtz, Lello Esposito, Horst Simonis, Pasquale Persico, Nina Ives, Fausta Gaetani, Ugo Marano, Remo D'anzuoni, Massimo Zompa”.
Quali sono i vostri prodotti?
“I nostri manufatti artigianali possono essere classificati in tre macro gruppi: quelli realizzati con il cotto classico: impasto di argilla che post cottura prende un colore tra il rosso e l’arancione; il cotto colorato in pasta: è possibile ottenere qualsiasi colore per soddisfare la scelta del committente e cotto decorato, ‘riggiola’ in napoletano, ovvero la tipica mattonella in ceramica smaltata e decorata a mano secondo la tradizione campana”.
Grazie alla consulenza di Telematica Italia la sua impresa è riuscita ad accedere ai contributi pubblici, questo ha portato a qualche risultato per voi?
“Grazie alla finanza agevolata e alla preparazione dei suoi consulenti è stato molto più facile recuperare i costi a fronte di spese ingenti che avevamo sostenuto. Attraverso i contributi pubblici e alla consulenza di Telematica Italia siamo riusciti ad acquistare un gruppo elettrogeno, il controllo di temperatura di un forno elettrico, un essiccatoio”.
Dopo i nuovi investimenti, che altri progetti futuri ha in mente di realizzare?
“Ci sta molto a cuore un progetto di lunga data, la realizzazione una nuova sede volta all’ampliamento dell’attuale. È già in fase di progettazione un opificio che andrebbe a integrare gli spazi dove già lavoriamo. Questa nuova sede andrebbe a razionalizzare la metodologia di lavoro e andrebbe a ospitare altri nuovi progetti”.
Accanto alla produzione di pezzi unici in cotto, la fornace edita una graphic novel. Di che si tratta?
“Dallo scorso anno abbiamo donato ai nostri clienti un’opera a fumetto che racconta la storia della Fornace De Martino. Ci siamo affidati a due disegnatori e a uno storyteller i quali hanno dato vita a un racconto di fantasia basato su una storia vera, appunto la nostra! Il 10 agosto 1479 Colamatteo Ruggi d’Aragona, marchese e cavaliere dell’ordine di Malta, ordinò a Carlo De Martino, uno dei primi fornaciai di famiglia, dei coppi per il suo Palazzo nel centro di Salerno. Questo è forse l’aneddoto più antico della nostra famiglia, non l’unico certo, ma il più importante perché rappresenta un punto fisso del tempo per la nostra fornace. Per rendere omaggio a quel momento, abbiamo realizzato una graphic novel che ha preso vita grazie al lavoro di Lucia Saldutti e Giulia del Pozzo, coordinate dal graphic novelist Vincenzo Federici, che hanno disegnato e colorato a mano ogni singola tavola e hanno lavorato anche alla stesura dei testi. La pubblicazione è riuscita a cogliere l’essenza del momento e siamo sicuri che sia solo l’inizio!”.