Il volto green delle PA grazie alla finanza agevolata

Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha pubblicato un avviso relativo alla concessione di contributi a fondo perduto destinati alla realizzazione di interventi di efficienza energetica e produzione di energia rinnovabile negli edifici delle amministrazioni comunali. Questa iniziativa, finanziata dal POC Energia e Sviluppo dei Territori 2014-2020, mira a supportare gli investimenti delle pubbliche amministrazioni su tutto il territorio nazionale, favorendo la transizione verso un uso più sostenibile delle risorse energetiche. Il bando dispone di una dotazione finanziaria di 232 milioni di euro, coprendo il 100% dei costi ammissibili per interventi finalizzati all'uso delle energie rinnovabili, al risparmio energetico e alla diminuzione dei consumi negli edifici pubblici. Tra gli interventi finanziabili ci sono gli impianti fotovoltaici, impianti solari termici, pompe di calore, sistemi di relamping, infissi ad alta efficienza e soluzioni ibride.

Telematica Italia intervista Mario Conte, delegato alle Politiche energetiche di Anci e sindaco del Comune di Treviso.

Le sedi comunali in Italia rappresentano un patrimonio di grande valore storico e artistico. Molti edifici comunali sono ospitati in palazzi storici che raccontano secoli di storia e cultura. Altri, invece, richiedono costanti interventi di manutenzione e restauro per preservarne l'integrità. In questo contesto, i fondi destinati all'efficienza energetica degli edifici pubblici sono fondamentali per garantire la sostenibilità e la funzionalità di queste strutture. Ce ne può parlare?

“Sì, è un tema molto sentito da tutti i sindaci italiani. Gli edifici comunali sono spesso simboli identitari delle nostre città, non solo perché ospitano uffici e servizi essenziali, ma anche per il loro valore storico, culturale e architettonico. Molti di questi palazzi hanno secoli di storia alle spalle e necessitano di interventi strutturali continui, anche dal punto di vista energetico. Investire nell’efficienza di questi immobili significa dare nuova vita a spazi pubblici centrali per la quotidianità dei cittadini, riducendo i consumi energetici, contenendo le emissioni e riducendo i costi di gestione per le casse comunali. I fondi messi a disposizione con questo bando rappresentano una concreta possibilità per tanti enti locali di intervenire su situazioni oggi critiche, mettendo in sicurezza e rendendo più sostenibili edifici che spesso sono energivori e poco performanti. È un’azione che coniuga la tutela del patrimonio con una visione moderna e sostenibile dell’amministrazione pubblica”.

Quali sono gli obiettivi principali di questa iniziativa di contributi a fondo perduto per le amministrazioni comunali?

“L’obiettivo è duplice. Da un lato, sostenere concretamente i Comuni nel percorso di efficientamento energetico, con un contributo a fondo perduto che permette anche alle amministrazioni più piccole, con minori risorse, di intervenire. Dall’altro, contribuire a raggiungere gli obiettivi nazionali di transizione ecologica, puntando su edifici pubblici alimentati da fonti rinnovabili, più efficienti, meno impattanti e in grado di generare risparmio per l’ente. Questo tipo di strumento serve anche a ridurre le disuguaglianze territoriali, perché permette di agire dove c’è maggiore fragilità, sia dal punto di vista strutturale degli immobili, sia dal punto di vista socioeconomico delle comunità locali. Si tratta quindi di un investimento sulla sostenibilità, ma anche sull’equità”.

Quali benefici si prevede che questi interventi possano apportare in termini di risparmio energetico e riduzione delle emissioni?

“I benefici sono molteplici e tangibili, sia nel breve che nel lungo periodo. Un edificio pubblico ben isolato, con impianti efficienti e magari dotato di pannelli fotovoltaici o pompe di calore, consuma meno, inquina meno e garantisce un comfort migliore a chi lo utilizza, siano essi dipendenti comunali, cittadini o studenti, nel caso degli edifici scolastici. Dal punto di vista ambientale, significa contribuire alla riduzione delle emissioni climalteranti e al contenimento del consumo di energia da fonti fossili. Dal punto di vista economico, invece, parliamo di un risparmio strutturale e costante sulle bollette degli enti, con risorse che possono essere reinvestite in altri servizi pubblici. Inoltre, interventi di questo tipo possono innescare una filiera virtuosa che coinvolge imprese, tecnici e professionisti del territorio, generando anche ricadute occupazionali”.

Esistono stime sul numero di edifici comunali che potrebbero essere coinvolti?

“Una stima esatta è difficile, ma sappiamo che sono migliaia gli edifici pubblici – municipi, scuole, palestre, biblioteche, centri civici – che avrebbero bisogno di un intervento energetico. Questa misura, con una dotazione di 232 milioni di euro, è un primo passo importante, ma certamente non sufficiente a coprire il fabbisogno complessivo. È quindi fondamentale che si continui a lavorare a livello nazionale ed europeo per strutturare finanziamenti stabili e duraturi, sia in forma di contributi a fondo perduto, sia con strumenti di finanza agevolata. Serve una strategia di lungo periodo che coinvolga anche l’edilizia residenziale pubblica, per la quale chiediamo l’innalzamento del Conto Termico al 100%”.

Come si inserisce, secondo lei, questa misura nel quadro delle politiche nazionali e europee per la transizione ecologica?

“Si inserisce in modo pienamente coerente. L’Unione Europea ci chiede di raggiungere obiettivi molto ambiziosi in termini di riduzione delle emissioni, efficienza energetica e uso di fonti rinnovabili. L’Italia, attraverso il Pniec e il Pnrr, ha assunto impegni importanti, ma per rispettarli serve il coinvolgimento attivo degli enti locali. I Comuni sono i soggetti più vicini ai cittadini, quelli che concretamente possono trasformare le politiche in azioni. Per questo Anci insiste sulla necessità di una riforma del mercato elettrico che favorisca l’autoconsumo diffuso e renda davvero sostenibili, anche dal punto di vista normativo e fiscale, i modelli di produzione energetica locale. La transizione ecologica non può essere calata dall’alto, va costruita insieme ai territori”.

Da sindaco, ci potrebbe dire quali sono, secondo lei, le principali difficoltà che i Comuni potrebbero incontrare nell’intraprendere questi interventi?

“Le difficoltà sono reali e note: parliamo di carenza di personale tecnico all’interno degli enti, di burocrazia spesso complessa, di tempi di autorizzazione non sempre compatibili con le scadenze dei bandi, e di una progettazione che richiede competenze specifiche. Inoltre, molti Comuni, soprattutto i più piccoli, faticano ad accedere ai fondi proprio perché non hanno risorse interne per seguire tutto l’iter. Per questo Anci chiede che vengano messi a disposizione strumenti di accompagnamento e semplificazione oltre ai finanziamenti. Servono norme chiare, tempi certi e supporto operativo, perché altrimenti anche le buone opportunità rischiano di non essere colte”.

In che modo Anci supporta le amministrazioni comunali nella pianificazione e realizzazione di progetti di efficienza energetica?

“ANCI è impegnata su più fronti. Da un lato, dialoga costantemente con il Governo e con le istituzioni europee per rappresentare le istanze dei territori e migliorare le politiche pubbliche. Dall’altro, fornisce supporto tecnico e operativo ai Comuni, attraverso task force, guide operative, momenti formativi e sportelli di consulenza. Promuoviamo anche la condivisione di buone pratiche, perché spesso un Comune può trovare spunto e soluzioni efficaci guardando a esperienze analoghe. Inoltre, stiamo lavorando per rafforzare il ruolo degli enti locali come protagonisti della transizione energetica, promuovendo non solo l’efficientamento degli edifici, ma anche la mobilità sostenibile, il trasporto pubblico a chiamata, l’autoconsumo diffuso e le comunità energetiche. L’obiettivo è mettere i sindaci nelle condizioni di guidare davvero questo cambiamento, con strumenti adeguati e visione strategica”.

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