Le imprese meridionali vogliono investire in tecnologie digitali. È una fetta di dimensioni significative infatti quella che è pronta a investire, anzi si tratta di una percentuale più alta rispetto a quella dell’intero Paese.
Il 35% delle imprese meridionali, infatti, ha in programma di realizzare investimenti 4.0 nei prossimi tre anni per colmare il gap digitale, contro il 32,8% della media dell’intero Paese. Il dato sorprende anche è noto che da alcuni anni il Mezzogiorno ha rivelato una netta capacità di ripresa.
Tutto ciò emerge da un’indagine di Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne realizzata su un campione di 4.500 imprese con addetti tra 5 e 499 unità.
In prima fila, tra quelle che intendono investire in tecnologie e innovazione, ci sono le imprese manifatturiere (40,6%) e, più in generale, le realtà produttive di grandi dimensioni (67,6%). Esse sono spinte soprattutto dalla esigenza di migliorare l’efficienza interna o ridurre i costi: ciò riguarda infatti almeno la metà del campione intervistato.
«Le imprese del nostro Paese devono recuperare un gap sul fronte dell’innovazione e del digitale. In questo quadro i segnali di recupero provengono dal Mezzogiorno e sono molto importanti e certamente di buon auspicio per il futuro – sottolinea il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli – L’impegno delle Camere di commercio si concentra nel raccogliere le esigenze di innovazione delle imprese e nel fare da collegamento tra Centri di ricerca e sistemi produttivi per fornire risposte adeguate ai bisogni delle aziende».
Efficienza interna e riduzione dei costi sono le principali motivazioni a investire: il 56% delle imprese investe in digitale spinto dalla volontà di aumentare l’efficienza interna o ridurre i costi, con picchi del 63,2% tra le grandi imprese con più di 50 addetti. Tra le principali motivazioni troviamo anche il miglioramento dei livelli qualitativi della produzione: si tratta del 21,9% delle imprese, del 23% se si tratta di imprese di piccole dimensioni.
Mentre il 12,3% investe nella transizione digitale spinto dagli incentivi, anche in questo caso la quota appare più elevata nel caso delle piccole imprese (14,3%).
Ma gli ostacoli non sono da meno. Il principale fattore di dissuasione consiste nella carenza di competenze sufficienti: il 27,7% delle imprese dichiara di gestire con fatica anche i rapporti con università o centri di ricerca e le procedure necessarie ad ottenere gli incentivi. In seconda posizione, tra le principali barriere indicate vi è la mancanza di risorse finanziarie interne (25,9%), più avvertita in particolare dalle piccole imprese (28,2%), e, a seguire, i costi delle tecnologie che sono ritenuti da molti imprenditori ancora troppo elevati (18,4%).
In quali tecnologie si concentrano gli investimenti? Simulazione fra macchine connesse è la tecnologia più “gettonata” per il 29,4% delle imprese. Seguono gli investimenti in robotica (24,8%) ed in Cyber security (22,8%).
L’impatto delle tecnologie 4.0 riguarda principalmente l’innovazione organizzativa interna all’impresa, mentre per quasi la metà delle aziende (48%) le tecnologie cambieranno radicalmente l’assetto tecnologico dei processi produttivi. Meno rilevanti invece sono gli effetti attesi su innovazione di marketing e vendita dei prodotti (23,5%) e sui rapporti esterni con fornitori e clienti (19,3%).
Più difficoltà a recuperare terreno sulla digitalizzazione mostrano le imprese femminili delle quali appena il 30% punta ad investire in tecnologie 4.0 entro il 2027.
Fonte: Il Sole 24 Ore, Imprese e Territori del 10 settembre 2025.