Coronavirus - Aiuti e incentivi alle imprese

Il Mimit punta su procedure semplificate modello 4.0

I vincoli burocratici imposti dalla Ue pesano, certo. Ma ci sono anche altre ragioni che stanno condizionando il successo del piano Transizione 5.0, elementi da tempo oggetto di valutazione da parte del ministero delle Imprese e del made in Italy. In parte, in diverse occasioni, il ministero è già intervenuto per smussare alcuni aspetti e ammorbidirne altri, sia con le modifiche inserite nell’ultima legge di bilancio sia con una serie di Faq (Frequently asked questions) pubblicate sul sito. Ulteriori correzioni potrebbero arrivare. Una delle principali di quelle già introdotte (con la manovra di fine anno) stabilisce che, quando l’investimento include beni strumentali del vecchio piano 4.0, non serve la certificazione del risparmio energetico minimo da parte di un perito (3% della struttura produttiva o 5% del processo) se il macchinario o l’impianto è utilizzato in sostituzione di beni materiali aventi caratteristiche tecnologiche analoghe e interamente ammortizzati da almeno 24 mesi.

La norma in questo caso ritiene sufficiente che l’efficienza energetica «sia verificabile sulla base di quanto previsto da norme di settore ovvero di prassi». Per il ministero è una novità cruciale, perché di fatto - sgombrato dal tavolo l’onere della certificazione - fa rientrare l’investimento nelle procedure più semplificate di Transizione 4.0, con il vantaggio però delle aliquote più generose (20% del 4.0 contro il 35% previsto per il 5.0 con investimenti fino a 10 milioni). Tuttavia, l’interpretazione pratica della norma, anche dopo le ultime Faq, secondo alcune imprese non è ancora cristallina e per questo il ministero potrebbe intervenire per chiarirla ancora. Così come - altra richiesta che arriva con forza dal mondo imprenditoriale - si sta verificando la possibilità di consentire l’avvio di progetti nella stessa sede produttiva in contemporanea.

Ma, come detto, ci sono altri aspetti considerati al Mimit. Il lungo rallentamento dell’attività industriale si sta riflettendo più in generale in un atteggiamento più cauto delle imprese sugli investimenti, siano essi 4.0 oppure 5.0, e quindi indipendentemente dalle procedure. Dagli ordini di riferimento dei professionisti coinvolti nell’attività di certificazione, poi, ci si sarebbe aspettato maggiore supporto nell’attività informativa. Un dubbio è anche che i consulenti incaricati di redigere le certificazioni ex ante ed ex post sul risparmio energetico, in qualche modo spaventati dalla responsabilità in cui possono ricadere in caso di perizie non corrispondenti ai risultati effettivi e dagli obblighi assicurativi a loro carico, non stiano indirizzando con la determinazione che ci si aspettava le imprese verso i progetti 5.0.

Fonte: Il Sole 24 Ore, Imprese e territori del 7 marzo 2025

Settore
Area Espositiva


Mappa
Contatti
Allegati
Schede
News correlate
Bandi collegati

Risposta

Lascia un commento - Inizia una nuova discussione

Copyright ® Telematica Italia S.r.l. 2025 - Tutti i diritti riservati